Sono note le vicende del vetro di Murano, il quale, come mezzo, è bellissimo, ma che sotto una stratificazione di anni di produzione di pessimo gusto, appare in qualche caso démodé. Invece Luciano Vistosi, che si è affacciato alla scultura l’anno scorso, ribadisce una realtà: quella delle innumeri possibilità creative di questo mezzo.
Queste sculture di Luciano Vistosi esaltano il lato intrigante del vetro, che è apportatore di un tipico transfert spaziale. La deformazione in trasparenza e in misura crea nello spettatore l’illusione di un distacco dal mondo convenzionale. La massa cristallina diventa atmosfera, e, con effetto drogante, alimenta sogni e passioni. Luciano Vistosi ha capito tutte queste possibilità e sta effettuando il tentativo di armonizzare i problemi della figurazione contemporanea con le possibilità del vetro. La via delle forme bloccate, e, in definitiva, di una costruzione squadrata e vicina a certe sculture francesi, lo ha avvicinato alla soluzione del problema, ma la vera geniale intuizione è rappresentata dall’inserimento (illusorio sul piano tecnico) di una composizione plurima di oggetti geometrici, nello spazio, diremmo nell’aria, della forma esterna vitrea.
La via aperta da Luciano Vistosi, e che certamente lo porterà lontano perché illimitate appaiono le conquiste possibili, è artisticamente valida. All’estremo opposto dell’arte «ansiosa», e anzi con la calma sicurezza di chi crede nei valori immutabili delle forme cariche non di surrealismo, ma solo di classiche suggestioni, egli costruisce oggetti-mondo, veri microcosmi che la società (questa, sì, «ansiosa») deve consumare come antidoto contro l’obsolescenza totale delle idee artistiche nel tempo quotidiano.
Bruno Alfieri